Calcio francese contro tassa del 75%

ibraimovicLe grandi squadre del calcio francese sono sul piede di guerra. Dopo l’interruzione delle trattative con il governo sull’applicazione della nuova tassa al 75% sui mega stipendi, l’assemblea generale della Lega calcio transalpina (Ucpf) ha indetto una giornata di sciopero per il massimo campionato e la serie cadetta.

Salvo accordi o passi indietro dell’ultimo secondo, le partite della quindicesima giornata di Ligue 1 e 2, in calendario per l’ultimo weekend di novembre, non saranno giocate, ma sostituite da incontri con i tifosi negli stadi o nelle sedi dei club.

”Si tratta di salvare il calcio francese, che rappresenta 25 mila posti di lavoro”, ha commentato il presidente dell’Ucpf, Jean-Pierre Louvel, ricordando che l’erario transalpino già incassa 750 milioni di euro di imposte dai team professionistici. ”Ci si chiede di pagare una tassa in più quando siamo già il campionato più oberato dal fisco – ha fatto eco il vicepresidente Bernard Caiazzo, patron del Saint Etienne – Dove stiamo andando? I club sono stufi, suoniamo un campanello d’allarme. Cosa vogliono, la morte del calcio?”.

Immediata la reazione del governo, che ha ricordato alle squadre che in materia di tasse sono trattate ”come un’azienda qualsiasi” dato che ”al di sopra di ogni disposizione fiscale c’è il principio di uguaglianza”. Parole critiche sono giunte anche dal presidente dell’Uefa Michel Platini, secondo cui ”con gli stipendi che prendono” i calciatori in sciopero non possono certo sperare di ottenere comprensione dai tifosi.

Una lettura confermata dal primo sondaggio sulla questione, realizzato dal sito da OpinionWay, secondo cui l’83% dei francesi ritiene lo sciopero ”ingiustificato” e l’85% ritiene che le squadre di calcio siano tenute a pagare la tassa come le altre imprese.

La clamorosa decisione dei club d’Oltralpe arriva dopo mesi di trattative e revisioni del progetto di legge sulla supertassa, uno dei cavalli di battaglia del presidente Francois Hollande già in campagna elettorale. Inizialmente, infatti, l’aliquota del 75% si sarebbe dovuta applicare alle persone fisiche che percepiscono un salario superiore a un milione di euro, ma il provvedimento era stato bocciato dal Consiglio costituzionale.

Il governo aveva quindi modificato la sua proposta, spostando l’onere della maxi tassa dalla persona beneficiaria del maxi stipendio all’azienda che lo versa. Inizialmente alcuni avevano ipotizzato che le squadre di calcio, e le società sportive in generale, potessero essere esentate dalla nuova imposta, ma il governo, in testa il Premier Jean-Marc Ayrault e il ministro dello Sport Valerie Foruneyron, avevano escluso ogni eccezione.

In settimana si era tentata un’ultima mediazione, con l’istituzione una Commissione di riflessione sulla competitività del calcio francese per parlare dell’avvenire della disciplina e dei suoi oneri fiscali, ma le due posizioni si sono rivelate inconciliabili.

Il prossimo appuntamento dell’ostica vicenda è fissato per il 31 ottobre, quando il presidente Hollande incontrerà dei rappresentanti dell’Ucpf. Che torneranno a chiedergli di liberarli da una tassa che, secondo i calcoli dell’Equipe, dovrebbe costare loro fino a 44 milioni di euro, di cui 20 per il solo Paris Saint-Germain.

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