Gli incapienti, ossia i contribuenti che non possono usufruire di sgravi fiscali perché il loro livello di reddito è così basso da non consentirne il ricorso, sono in Italia 9,3 milioni. Di questi, rileva un’indagine dell’Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires e del Cer, quasi il 96% (8,9 milioni, fra totali e parziali) si concentra nei livelli di reddito bassi (fino a 15 mila euro l’anno). Dei 19,2 milioni di contribuenti che si collocano nel primo scaglione Irpef, quasi la metà (46,4%), dunque, è incapiente. E il fenomeno è in continua crescita.
Più dei quattro quinti della platea degli incapienti si distribuiscono, in misura equivalente (3,8 milioni), fra i contribuenti che dichiarano redditi da lavoro dipendente e redditi da pensione. Il restante 18% comprende gli “altri” soggetti Irpef (lavoro autonomo, professionisti, impresa individuale, rentier). Dall’indagine emerge inoltre che la quota degli incapienti all’interno di ciascuna categoria di contribuenti risulta fortemente diversificata.
A fronte di un valore medio di circa il 23%, gli “altri” superano il 36%, a fronte del più contenuto peso fra i pensionati (25%) e fra i dipendenti (18%). Ulteriori indicazioni di natura distributiva si traggono da un “focus” sui redditi fino a 15.000 euro, la classe in cui, come si e’ sottolineato, si concentra la quasi totalita’ degli incapienti (il 95,7%).