Un gruppo societario Usa con top holding in America, quartiere generale nel Regno Unito e una miriade di imprese consociate nei Paesi europei, tra cui l’Italia. È la descrizione della multinazionale che, dopo una verifica della Guardia di Finanza di Torino, ha concordato con l’Agenzia delle Entrate il versamento nelle casse dell’Erario nazionale di ben 22,3 milioni di Euro, dopo un’evasione durata 5 anni.
I finanzieri hanno contestato il reddito, mai dichiarato negli ultimi 5 anni, derivante dall’attività svolta in Italia da uno stabilimento industriale con sede in Piemonte. Per risparmiare le imposte, era stata adottata una delle tecniche ultimamente nel mirino dell’Ocse: quartier generale in un Paese con un livello di tassazione medio-basso o con particolari agevolazioni fiscali, dove dichiarare il maggior reddito prodotto; aziende formalmente qualificate come ‘agenti’, ma in realtà siti produttivi e distributori localizzati in Stati con più alti livelli di tassazione (Italia), dove dichiarare la mera provvigione per il servizio prestato, anzichè l’effettivo reddito conseguito.