«Industria decisiva per la ripartenza»

Industria decisiva per la ripartenza«La ripartenza dell’industria dopo il blocco imposto dalla pandemia, mentre ancora il mondo intero si trova ad affrontare l’emergenza sanitaria, è decisiva per il nostro sistema Paese». Lo ha sottolineato ieri il presidente della repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato a “Made in Italy: the restart -Il rilancio dell’economia italiana nel mondo post Covid”, organizzato da Sole 24 Ore e Financial Times, evento digitale con oltre 10 mila utenti collegati.
«L’Europa rappresenta per l’Italia l’unica dimensione possibile per garantire stabilità e affrontare le sfide dei prossimi anni», ha spiegato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha rilanciato il messaggio della recente assemblea generale: «Occorre subito una strategia di medio e lungo termine per il supporto al rafforzamento della crescita ed al recupero della produttività. Un grande patto per l’Italia». I lavori del forum on line proseguiranno fino a domani. Oggi i protagonisti sonoi settori trainanti del made in Italy sui mercati internazionali.
«Il restart dell’economia ci sarà, ma sarà graduale. Dipenderà dalle politiche di stabilizzazione, dalle misure di recovery che saranno messe in campo ma soprattutto dalla ripresa dei consumi e degli investimenti. In questa fase il risparmio precauzionale è ancora molto elevato, anche a causa della percezione del rischio sanitario da parte delle famiglie».
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è intervenuto all’evento “Made in Italy. The Restart” organizzato da Il Sole 24 Ore con il Financial Times. In una conversazione con Silvia Pavoni Economics Editor di The Banker (Financial Times) Visco ha analizzato i punti critici della congiuntura economica, chiamata a fare i conti sia con le conseguenze del lockdown della scorsa primavera sia con le forti incertezze legate ad una possibile seconda ondata di contagi, e da cui si potrà uscire con una decisa spinta alla ripresa dell’economia e quindi anche a riforme legate al recovery. Secondo il Governatore il forte risparmio precauzionale delle famiglie è causato soprattutto dalle incognite sugli sviluppi dell’emergenza sanitaria. E l’incertezza ha aggiunto -è anche sulle conseguenze che resteranno sui comportamenti futuri: «Non sappiamo per esempio l’aumento dell’utilizzo dell’home banking che abbiano visto in questo periodo resterà anche in futuro». Sul tema del risparmio i dati parlano chiaro: nel secondo trimestre dell’anno, a causa del blocco dei consumi, il risparmio delle famiglie ha raggiunto il 18,6% secondo gli ultimi dati Istat in aumento del 5,3% rispetto al precedente trimestre. Nello stesso periodo dl 2019 la propensione al risparmio era del 8-9 per cento. In ogni caso per Visco le misure di risposta economica allo shock pandemico «sono state efficaci, quelle fiscali hanno sicuramente alleviato grandemente i problemi per le imprese e gli individui» anche se ci sarà un aumento dei disavanzi e debiti che «è da tener sempre presente». Tra gli interventi per la stabilizzazione dell’economia Visco ha parlato della politica monetaria («c’è stata una risposta fortissima») e del rischio deflazione ancora in campo, ma a livelli più contenuti della scorsa primavera: a fine marzo un rischio deflazione di cinque anni era stimato sui contratti over the counter a oltre il 40%, mentre adesso questo rischio viene” prezzato” a meno della metà, ma ancora sceso anche di più a inizio settembre. Poi il capitolo banche. Grazie alle garanzie sui crediti e alle moratorie il sistema del credito «ha garantito il mantenimento delle condizioni di crescita». I crediti netti erogati da febbraio ad oggi ha spiegato sono cresciuti di 50 miliardi, contro il calo di 10 miliardi dello stesso periodo del 2019. «Le banche devono continuare ad effettuare prestiti ha detto il Governatore -anche se il rischio di credito non deve essere minimizzato. Le perdite probabili devono essere messe subito in bilancio». Uno dei temi centrali è sempre quello delle sofferenze: secondo i dati di Oliver & Wyman a fine febbraio gli Npl erano l’8,9% (Germania al 2,2%) sugli impieghi mentre a fine 2020 la stima per fine anno è del 13,2 per cento. Per Visco «i dati effettivi sui crediti deteriorati sono molto buoni. Secondo i dati più recenti c’è una caduta dello stock dei crediti deteriorati nell’ordine del 3% al netto delle rettifiche di valore, del 6% al lordo». Per il Governatore «ci sarà un aumento dei npl e il rischio è di un aumento repentino, tuttavia credo che le stime siano esagerate e non tengono conto dei cambiamenti forti che ci sono stati nel trattamento dei crediti deteriorati». Cosa fare, allora? «Noi diciamo di dare credito ma siamo consapevoli che ci sono imprese che avranno difficoltà a recuperare. La raccomandazione è quella del buon senso: le banche devono dare prestiti ma il rischio della ripresa non deve essere minimizzato». Nel corso della conversazione sono stati poi affrontati altri nodi strutturali della nostra economia, tra cui la dimensione delle imprese e delle banche. Per Visco le piccole imprese italiane hanno un problema di produttività e spesso «non sono in grado di fare investimento tecnologico», e continueranno a incontrare maggiori difficoltà di finanziamento: «Devono crescere, non possono restare così piccole, dovranno immaginare sistemi di finanziamento diversi». Per le banche il tema è particolarmente sensibile, perché affronta la questione che viene da lontano del” consolidamento”. «C’è molta polemica sulla dimensione delle banche -ha detto -non sta a noi dire il modello che deve prevalere. Diffido molto dell’importanza delle banche del territorio, non perché non siano importanti per l’economia locale ma -ha precisato una banca deve essere solida, capace di farlo, con un management adeguato e con un’attenzione all’innovazione, altrimenti deve consorziarsi con altri». La strada per il Governatore è tracciata: «Il cambiamento è ineluttabile, non possiamo immaginare di tornare al piccolo mondo antico di una volta. Il mondo è diverso, fatto di competenze e tecnologie: non è facile, è una sfida importante». Ma «a livello politico si deve capire che questo abbia successo in realtà l’economia deve andare meglio, i npl sono il riflesso a volte di comportamenti scorretti e rischi eccessivi ma sono il riflesso di un’economia che per molto tempo ha arrancato».

Fonte: il sole 24 ore

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