Si chiude con un record, il risultato più rilevante degli ultimi 10 anni, il valore della spesa domestica delle famiglie italiane per prodotti alimentari che, a causa del lockdown, è cresciuta nel primo semestre del 9,2% su base annua. Le restrizioni per fronteggiare il diffondersi del coronavirus, che da febbraio a maggio hanno determinato il crollo dei consumi extra-domestici, hanno prodotto questo incremento eccezionale che però non si è esaurito anche nei mesi seguenti. L’evidenza è nel rapporto sui consumi di Ismea, nel registrare il picco del 18% a marzo, per poi rilevare ad aprile e maggio +11% e +14% e infine +7% a giugno. Percentuali che hanno fatto sì che il secondo trimestre si chiudesse con un incremento di spesa medio dell’11%, dopo +7% del primo trimestre. A fare da traino per tutto il semestre sono ancora i prodotti confezionati con +11,1%, seguiti dai prodotti freschi sfusi con +4,7%.
Il coronavirus ha cambiato anche la scelta dei consumatori verso i canali distributivi. Sempre più apprezzati quelli tradizionali con piccole superfici (+30%), mentre perdono i mercati rionali (-15%) e gli ipermercati (-1,3%). Il canale prevalente resta comunque quello dei supermercati con uno share del 43% e un trend positivo del 11,6%; di pari entità la crescita della spesa nei discount (+11,7%) con uno share del 15%. Ismea rileva poi che a livello geografico la crescita della spesa è importante in tutte le macroaree, segnalando il Nord Est in testa con +9,8%, il Sud con +7,7% e il Centro con +9,3% e il Nord Ovest con +8,9%.
Sullo scontrino, composto per oltre il 70% da prodotti confezionati, aumenta la quota dei generi alimentari su quella delle bevande; quest’ultime passano dal 10,8 al 10,7 dello share di spesa. Nei primi sei mesi è aumentato a doppia cifra la percentuale d’acquisto in valore, rispetto all’anno scorso, di uova (22,1%), birra (16,2%), oli e grassi vegetali 13% (l’olio EVO cresce del 9,5% mentre gli oli di semi del 19,5%), latte e derivati (11,5% – dove si è preferita la lunga conservazione + 13 %) e a seguire formaggi (+12,5%), salumi 10,2% ( con un incremento per gli affettati confezionati del 18,4%) , carne (10,5% soprattutto avicole +11,8%) e bevande alcoliche (vini +9,4%). Bene anche il comparto dei derivati dei cereali (+5%), come pasta (+12,5%) e riso (+16%). In ripresa poi la frutta (+11,3%), con agrumi, mele e kiwi in testa e gli ortaggi (+12,2%); due comparti caratterizzato da un incremento dei prezzi medi spesso a doppia cifra. I prodotti ittici freschi sono stati snobbati dai consumatori (-6,1%)” sostituiti” in parte dai prodotti surgelati (in totale +20%). Fiacco l’incremento della spesa per l’acqua, solo +1,6% nel complesso, e delle bevande analcoliche, solo +3,5% su base annua.
Siti di riferimento: il sole 24 ore