Cessione dei crediti IRES e IVA per una liquidità immediata per le imprese

Cessione dei crediti IRES e IVA per una liquidità immediata per le impreseLa crisi da Covid-19 è senza precedenti, sta incidendo molto ma inciderà ancora di più sul futuro e sugli stili di vita delle persone. Le imprese dovranno rivedere i propri modelli di business orientandoli maggiormente verso un approccio bottom up data driven. C’è la necessità di disporre senza attesa di importanti risorse finanziarie da immettere subito nel sistema delle imprese, che nel frattempo a causa del calo di fatturato accumulano sempre più crediti Ires e Iva.
La crisi non potrà che generare nei conti delle nostre imprese almeno due effetti ben visibili: – una grave perdita sul conto economico e, di conseguenza, un importante credito per imposte anticipate sulla perdita di esercizio ai fini Ires; – un credito Iva mensile continuativo (almeno per tutto il 2020), che progressivamente si accresce a causa della carenza dell’Iva a debito (per la quasi assenza di fatture attive).Si ricorda che il credito di imposta di cui al punto a) matura al momento dell’approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre 2020, che verrà verosimilmente approvato nel periodo aprile – giugno 2021. Tralasciando ogni considerazione sulla capacità dell’impresa post Covid di ritornare ad avere presto una base imponibile positiva sulla quale applicare il credito per imposte anticipate, è di palmare evidenza che la formazione di tale credito correlato alla perdita di esercizio dopo un arco temporale distante da oggi tra i 12 e i 14 mesi sia tardiva rispetto alle necessità dell’impresa di “utilizzare” in qualche modo il credito d’imposta stesso. Per quanto riguarda il credito Iva, esso matura mese per mese (o trimestre per trimestre) e potrà essere compensato solo quando il fatturato tornerà ai livelli 2019, almeno nel 2021 ed oltre. Anche in questo caso, il credito Iva, che si viene a registrare, compensabile solo molto più avanti nel tempo rappresenta un qualcosa che rischia di diventare evanescente.
Ci troviamo pertanto in una situazione paradossale: l’impresa registrerà nei propri conti due asset di natura tributaria che rischiano di diventare “carta straccia” per le assai elevate probabilità di fallimento delle imprese in crisi (a causa del perdurare nel medio lungo termine degli effetti della pandemia) nei prossimi mesi, nonostante la continuità aziendale aprioristicamente prevista dall’articolo 7 del Dl 23/2020, cosiddetto decreto Liquidità.

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