Auto-imprenditori francesi in guerra

auto_entrepreneurI piccoli imprenditori francesi sono sul piede di guerra per la riforma del regime dell’auto-imprenditore, che contiene disposizioni volte a facilitare la creazione di nuove imprese individuali nel commercio, artigianato e in ambito professionale. È destinato cioè a chi vuole iniziare un’attività imprenditoriale senza creare una società.

Il regime speciale che è stato introdotto con la legge di Modernizzazione dell’economia (LME), emanata il 4 agosto 2008 e che ha avuto un ampio successo. Dal 2009, la metà di tutte le nuove imprese individuali si sono avvalse di questo nuovo regime. Le disposizioni sono andate con il tempo incontro a diverse critiche soprattutto perché deregolamenta il mercato del lavoro.

Le rilevazioni statistiche dell’Insee (l’Istat francese) mettono in evidenza che in realtà non favorisce lo sviluppo economico di micro-imprese. Solo un quarto degli “autoentrepreneur” sono riusciti a generare reddito, e tra questi, il 90% ha un reddito al di sotto del salario minimo.

Il piano mira a semplificare notevolmente la nascita, l’interruzione e la cessazione di un’attività a scopo di lucro ma anche a semplificare il pagamento delle spese e dei contributi sociali.

Il regime fiscale prevede che l’attività creata come “auto-imprenditore” sia una ditta individuale. Per poter beneficiare del particolare regime giuridico l’impresa deve rispettare alcuni limiti che per il 2012 erano  di 81.500 euro di fatturato annuo massimo per l’attività di vendita di beni e di 32.600 euro di fatturato annuo massimo per le attività di prestazione di servizi. Limiti validi anche per tutto il 2013 e senza fatturazione Iva.

Possono beneficiare del regime di auto-imprenditori: i dipendenti di aziende, chi è in cerca di lavoro, gli studenti, i pensionati e i funzionari ma con alcune restrizioni. Si può utilizzare anche la propria abitazione come sede.

Per poter accedere è necessario optare per il “micro sociale semplificato” in sede di compilazione del modello di inizio attività. Un’opzione, contestuale all’apertura dell’attività, che libera l’imprenditore anche dall’obbligo di registrazione alla camera di commercio o al “repertorio dei mestieri”.

Operando in tale regime l’auto imprenditore ha il vantaggio di versare un forfait in misura proporzionale al proprio guadagno e se non incassa nulla non versa nulla. I vantaggi sono di natura contributiva e fiscale oltre a godere di alcune semplificazioni in materia documentale.

Il versamento dei contributi previdenziali (mensile o trimestrale) si calcola sul totale degli incassi del periodo di riferimento (pari al 14% per le attività di cessione di beni, al 21,3% per le prestazioni di servizi di una professione liberale e 24,6% per tutte le altre prestazioni di servizi).

È possibile anche optare per il versamento forfetario e a titolo definitivo dell’imposta sul reddito con percentuali minime a seconda dell’attività. Sono previsti inoltre una franchigia Iva, una contabilità semplificata con dichiarazioni e versamenti on line e un regime di responsabilità patrimoniale limitata.

Gli auto-imprenditori francesi sono in allarme perché la riforma voluta dal governo vorrebbe limitare le soglie previste a 19 mila e 47 500 euro l’anno (contro gli attuali 32.600 e 81 500 euro).  Al di là di queste soglie, gli auto-imprenditori sarebbero costretti a migrare a uno status di imprenditore classico, con un regime fiscale molto meno flessibile e vantaggioso.

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