Dopo mesi di dibattito sui rischi dell’immigrazione ora nel Regno Unito si scopre che gli stranieri sono virtuosi. Secondo uno studio dell’University College London gli immigrati pagano più tasse e chiedono meno sussidi pubblici dei cittadini britannici. Non solo, in un decennio hanno sborsato al fisco di sua Maestà 25 miliardi di sterline (circa 30 miliardi di euro).
Secondo il rapporto, nel periodo dal 2000 al 2011 gli immigrati sono ricorsi ai sussidi il 45% in meno rispetto ai britannici, e hanno fatto richiesta di una casa popolare per il 3% in meno. E’ emerso inoltre che i cittadini dell’area economica europea hanno pagato il 34% in più di tasse di quanto abbiano ricevuto in benefit.
Lo studio s’inserisce nel vasto dibattito sull’immigrazione che ha coinvolto il governo di David Cameron, che di recente ha presentato l’ ‘Immigration Bill’, una proposta di legge con una serie di rigide misure contro gli irregolari.
Solo qualche giorno fa, l’Home Office aveva diffuso una controversa stima secondo cui l’immigrazione illegale costerebbe ai contribuenti fino a 3,7 miliardi di sterline l’anno (4,3 miliardi di euro). Il dato aveva suscitato le polemiche dei laburisti all’opposizione così come era accaduto per la campagna anti-immigrazione in cui si invitava, mediante camion con enormi poster nelle vie di Londra, gli stranieri irregolari a contattare le autorità e a tornare nel loro Paese.
Alla fine si è scoperto che solo 11 persone avevano aderito chiedendo il rimpatrio. I conservatori al governo stanno puntando su queste iniziative, e sulla riduzione dei flussi migratori ”a poche migliaia” promessa dal premier Cameron, per contenere la crescita del partito euroscettico Ukip che in materia di immigrazione propone soluzioni ancora più radicali e trova un certo seguito fra l’elettorato.
Uno dei punti di forza della destra conservatrice e dell’Ukip è quello di garantire il lavoro britannico ai cittadini del Regno. Ma un altro studio va contro questa rivendicazione. Il National Institute of Economic and Social Research (Niesr), uno dei maggiori think tank, afferma che c’è una connessione fra il maggiore impiego di immigrati e l’aumento di produttività.
La percentuale di stranieri occupati è cresciuta del 10% fra il 1997 e il 2007 e nello stesso periodo la produttività è passata dallo 0,6% allo 0,9%. Sono gli stessi datori di lavoro inglesi a preferire i lavoratori stranieri con una maggiore preparazione e disponibilità di quelli nazionali.