C’è stato il passaggio del testimone della speranza, anzi «dell’audacia della speranza». Il passaggio tra un presidente in uscita, Barack Obama, nostalgico e commosso a salutare il suo pubblico che otto anni fa lo ha portato, primo afroamericano, alla Casa Bianca, e un nuovo candidato alla Casa Bianca, Hillary Clinton, la prima donna a chiedere al Paese di poter accedere all’Ufficio Ovale per guidare la nazione. Questi due primati da soli, il primo realizzato, l’altro possibile rappresentano il cammino verso «un’Unione più perfetta – ha detto Obama – come ci hanno chiesto di fare nostri padri fondatori qui a Filadelfia». E in questa staffetta tra un presidente in carica afroamericano e il suo possibIle successore donna, nell’abbraccio finale tra Barack Obama e Hillary Clinton sul palco, c’è tutto il messaggio d’insieme di questa terza serata della convention democratica di Filadelfia. I quattro oratori principali, nell’ordine, il vicepresidente Joe Biden, Mike Bloomberg, il nuovo vicepresidente Tim Kaine, e per il gran finale proprio Barack Obama, hanno cercato, chi in un modo chi in un altro, di esorcizzare la sindrome della paura che, ha detto di nuovo Obama, cerca di instillare Donald Trump.
Fonte: Il Sole 24 Ore