Molto dipenderà dall’andamento della pandemia e dalla magnitudo degli impatti sull’economia reale dei singoli paesi. E, di conseguenza, dagli approcci politici sul tema. Ma è certo che già oggi, almeno a livello di dibattito, qualcosa si muove in Europa sul fronte della bad bank.
A quanto risulta al Sole 24Ore, il prossimo 25 settembre il tema sarà infatti al centro di una tavola rotonda organizzata direttamente dalla Commissione europea, in particolare dalla Dg Fisma, ovvero la direzione della Stabilità finanziaria e dei mercati dei capitali responsabile della politica dell’Ue in materia di banche e finanza. L’incontro vedrà la partecipazione di alcuni tra i più alti vertici istituzionali a livello europeo. Dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, alla presidente della commissione Econ, Irene Tinagli, al capo del dg Fisma, Klaus Wiedner, oltre a funzionari di Bce, Ssm ed Eba. Che discuteranno assieme ai rappresentanti delle varie asset management company nazionali (per l’Italia è coinvolta Amco, guidata da Marina Natale) delle esperienze dei singoli paesi ma soprattutto delle possibili evoluzioni dei servicer nazionali in una logica comunitaria. Al meeting sono attesi anche operatori di mercato, come banche, fondi e assicurazioni, soggetti potenzialmente interessati a investire nel mercato degli Npl. La notizia è stata confermata oggi all’Ansa da un portavoce della Commissione Ue, che ha ribadito come Bruxelles stia «mettendo a punto una strategia completa sui crediti in sofferenza». L’incontro, come detto, avrà uno scopo puramente informativo e di confronto tra i vari attori in campo. Ma non è escluso che in quella sede la Commissione europea presenti un possibile impianto operativo, che potrebbe prevedere il coinvolgimento delle diverse asset management company nazionali in un network internazionale. Oggetto di discussione potrebbe essere anche il “giusto” pricing degli Npl e la definizione di standard comuni per la classificazione degli Npl, già oggetto di attenzione Eba.
Vedremo se e quali saranno gli eventuali sviluppi sul tema. L’ipotesi del varo di una bad bank europea, che abbia come obiettivo quello di ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati, e in particolare di quelli generati dalla pandemia, sembra tornare d’attualità. Se non a livello comunitario, quanto meno a livello nazionale. Lo scorso aprile erano circolate indiscrezioni di stampa secondo cui alcuni funzionari della Bce avevano discusso con la Commissione europea di un’ipotesi di una bad bank unica. All’epoca però erano stati gli stessi rappresentanti dell’Ue a smentire l’ipotesi, come del resto ribadito oggi dal portavoce Ue. Il pressing dei paesi, in particolare del Sud Europa, non manca. E l’Italia in questa battaglia vuole fare sentire la propria voce, che non è certo isolata. «La lezione della crisi – ha detto al Financial Times nei mesi scorsi Yannis Stournaras, governatore della Banca di Grecia e membro del Consiglio direttivo della Bce – è che solo con una bad bank si può risolvere il problema degli Npl. Potrebbe essere una bad bank europea o nazionale, l’importante è che nasca in fretta».
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